L’INCREDIBILE FURTO DEL RAGLIO DI MUNCH. Una menzione davvero speciale
E siamo dunque arrivati, nella pubblicazione dei lavori premiati al concorso letterario Asiniùs, alla seconda menzione di merito, in ordine alfabetico per autore.
Oggi riserviamo lo spazio ad una menzione che di meriti ne ha molti. Perché al valore del racconto, bellissimo, si affianca una vicenda commovente e un’importante lezione di vita. Ancora una volta grazie agli asini, e alla sensibilità di chi sa guardarli con occhi vivaci e intelligenti, ci fermiamo in ascolto, come loro insegnano, e godiamo di un incontro con noi stessi e con persone davvero speciali.
La vicenda – che ha commosso tutti noi della giuria e poi il pubblico che ha assistito alla premiazione, al quale l’abbiamo riferita – riguarda l’autrice, Maria Chantal Baj. Ma prima di raccontarla serve una premessa: “L’incredibile furto del Raglio di Munch”, che già nel titolo rivela il suo carattere giocoso, è stato l’unico racconto – tra quelli pervenuti – a carattere comico, e che ha proposto asini-individui dai molteplici caratteri, figure non sempre specchiate e degne di lode, asini furbi e mascalzoni, asine leziose, simpatici e antipatici, asini di cultura e asini ignorantoni.
Ebbene: il giorno della comunicazione telefonica agli autori premiati apprendiamo che queste pagine, che hanno procurato una sana risata felice in tutti noi (tutti i giurati, separatamente, hanno dato punteggi molto alti, che hanno fatto sfiorare il podio al racconto), queste pagine dicevamo erano state scritte da una persona molto malata, durante le notti insonni segnate dal dolore. Maria Chantal Baj, deceduta poco prima del conferimento del premio, ai suoi lettori ha regalato felicità. Ribadiamo: l’unico racconto comico è stato scritto da una donna sofferente. Un regalo immenso, una lezione di vita, e di vitalità, rari.
A settembre, i figli Erica ed Andrea Baricci, con un sorriso e uno spirito che immaginiamo li accomuni alla cara mamma, hanno ritirato il premio accompagnati dalla famiglia. E hanno portato in dono l’opera pittorica che apre questo articolo, naturalmente di Maria Chantal Baj.
A modo nostro, ringraziamo l’autrice immaginando un lungo raglio corale, che si levi al cielo insieme ai sorrisi che il suo racconto ci ha regalato.
Ad Erica e Andrea il nostro abbraccio pieno di affetto, ma anche di stima per aver immediatamente sciolto, col calore della voce, il ghiaccio che ci aveva pietrificati quel giorno al telefono. Una grandissima lezione di amore per la vita, di dolcezza e di poesia, che siamo certi sia il tocco di chi ci permettiamo di salutare oggi come l’amica Maria Chantal.
L’incredibile furto del Raglio di Munch di Maria Chantal Baj
Anno 3333, sul pianeta Terra la popolazione che aveva dominato a lungo nei millenni, denominata umana, si era quasi estinta. Su questo vuoto prese il sopravvento un’altra specie che aveva già dimostrato grande intelligenza e capacità adattativa: la specie asinina. Oggi, anno 3953, l’evoluzione di questo popolo ha raggiunto livelli tali da permetterne in tutti i continenti la supremazia sulle altre creature viventi. I pochi esseri umani rimasti si sono adattati a una frugale vita primitiva, dimenticando non solo le precedenti conoscenze culturali, scientifiche e tecnologiche, ma riducendo anche la corteccia cerebrale in modo tale da perdere perfino l’uso del linguaggio. Per le comunicazioni più semplici facevano uso di poche sillabe emesse con toni gutturali che ferivano in modo fastidioso le raffinate orecchie asinine, ma neanche la logopedia aveva avuto modo di migliorare la situazione. Gli umani si sono dimostrati di buona volontà ma assai testardi.
Il racconto che vi narriamo si svolge in una grande città italiana, Milano, in una sera d’inverno. L’aristocrazia e la borghesia asinina si stava recando alla Prima dell’opera in scena al Teatro La Stala. “Oh cara, che emozione! È la prima volta che assisto alla Ragliata, mi hanno detto che la soprano che interpreta Violetta è di Pantelleria…raglio sonoro, passo dell’ambio e grande eleganza!” La moglie rispose pronta: “Ma il raglio da tenore di Alfredo è inimitabile, caro, è dell’Asinara, un po’ piccoletto, ma che occhi azzurri!” I soliti facinorosi si erano assiepati nella piazza antistante e a colpi di zoccoli sul selciato esprimevano il loro disappunto. Qualche lancio di uova e ortaggi sulle profumate pellicce delle signore non crearono reazioni, anzi, qualcuno si sgranocchiò del lattughino e della cicorietta niente male.
Bardotti e muli nelle loro divise da poliziotti osservavano la scena pronti ad intervenire, ma tutto filò liscio. I ragli sul palco incantavano il pubblico; dai box là in alto dame dai grigi mantelli con le loro striature nere molto chic mostravano sguardi ieratici, ventagli di finissima fattura e binocoli attenti. Ma tutti attendevano con ansia la fine dello spettacolo per commentare la notizia del giorno, il furto del quadro. Il sipario si chiuse. Un applauso entusiasta con gran clangore di zoccoli decretò l’uscita degli spettatori. Il buffet offriva succo di carota, semifreddo all’avena delle Langhe e ciuffi di fieno greco su letto di verza. “Hai letto sul Raglio della Sera, Giocondo, che è stato trafugato il Raglio di Munch alla mostra?!” Il direttore d’orchestra, chiamato Il Giocondo perché a furia di dirigere i musicanti con la bacchetta tra i lunghi denti aveva finito con l’assumere un sorriso un po’ enigmatico rispose: “E pensare che è stato portato da Oslo al Palazzo Stalla Reale con tutte le precauzioni, un capolavoro di valore inestimabile, chi sarà stato così audace?”
Zampa Zebrata, una giovane giornalista della rivista Vanity Equus, e un simpatico giovanotto di nome Raglio Acuto, noto disegnatore del giornale satirico piuttosto pungente, Il Raglietto, osservavano e ascoltavano.
Intanto alla Vecchia Stalla due asini dall’aria poco raccomandabile discutevano tra loro. “Senti Zoccolo Fesso, l’ho nascosto nel fienile ma è merce che scotta, fammi avere i denari e finiamola in fretta!”.
“Non temere, Ragliafone, il mandante arriverà a momenti… e finalmente gli consegneremo il pacco e riceveremo la grana”.
Nel frattempo, all’uscita dal teatro, l’attenzione fu calamitata da una carrozza tirata da dieci umani robusti, di proprietà del signorotto della città, tal Zoccolo Duro, tenuto d’occhio dalla polizia già da tempo per sospetto traffico di opere d’arte.
La giornalista, che subodorava la colpevolezza dell’ambiguo Zoccolo Duro, speranzosa di uno scoop, si aggrappò alla carrozza e lo seguì di nascosto finché arrivarono all’osteria “La Vecchia Stalla” sui navigli. Lo vide entrare con fare circospetto e uscire poco dopo con un pacchetto sotto zampa. Fingendo di imbizzarrirsi per un improvviso spavento, travolse Zoccolo Duro sottraendogli il pacco. “Scusi scusi, mi era sembrato di vedere un branco di lupi”.
Il fascino di un’asinella dell’Amiata non lasciò indifferente il somaro di mondo che la aiutò a ricomporsi invitandola a bere un elisir di carote e grano in un tipico locale “in” della zona. La poveretta ragliò qualche scusa ma fu spinta a colpi di muso sulla groppa senza che potesse opporsi.
Fortunatamente Raglio Acuto, l’amico di vecchia data, vide l’asinella aggrapparsi con gli zoccoli e i denti alla carrozza del famigerato Zoccolo Duro e seguì a piccolo trotto l’amica e l’equivoco individuo fino al locale. Un complesso musicale dal vivo stava ragliando canzoni francesi e l’atmosfera estremamente romantica cominciava ad innervosire la giovane asina. Con un gran sorriso e un fare gentile, Zoccolo Duro le si rivolse: “Oh grazie cara, hai preso tu il mio pacchetto, ih oh! Ih oh!” Poi di colpo cambiò tono. “Ma che cosa credevi? di farla franca!? Non la si fa a uno che si è fatto da sé in mezzo agli onagri! Ridammi il quadro!” Intanto la tratteneva per la criniera coi suoi forti denti. La poveretta tremava dal terrore, ma sentì sussurrare il suo nome. “Ehi Zampa Zebrata, sono io, Raglio Acuto, trova il modo di distrarlo, io gli sottraggo il pacchetto incriminato e scappiamo a zampe levate”.
La coraggiosa Zampa finse un malore e mentre sveniva ragliò una melodia così suadente da ipnotizzare quel duro di Zoccolo che lasciò la presa. Fuga rocambolesca dei due inseguiti dalle lunghe zampe dell’avversario deciso più che mai a recuperare il Raglio di Munch; lo aveva pagato fior di quattrini, ed era già in parola con un boss della malavita, un certo Ragliavia, invaghito dell’opera nella quale, diceva, si rispecchiava per quell’atmosfera tra malinconia e paura. I due giovani galopparono a lungo e si gettarono su una chiatta che lentamente scivolava lungo il naviglio nel silenzio della notte. Il grigio dei loro mantelli ben si mimetizzava con l’oscurità del pianale, e così seminarono il nemico.
Galeotto fu Munch e Zoccolo Duro e il naviglio e la chiatta, perché da lì nacque una storia d’amore che tutt’ora è rallegrata dalla nascita di tre magnifici asinelli. Infine con gran clamore il quadro fu consegnato alla polizia che si complimentò un po’ forzatamente coi due giornalisti. In fondo i poliziotti non avevano fatto una gran figura, però erano soddisfatti del recupero, e il sindaco Orecchie Pelose si sarebbe finalmente calmato. I ladri e il mandante finirono in galera a San Mulattore. La mostra poté di nuovo offrire al pubblico il capolavoro e i commenti ragliacei si stemperarono in breve tempo tra nebbie e piovaschi.