ASINARI 2020. Due incontri con Daniele Corsi
L’avevamo annunciato un mese fa, quando i lavori erano in corso e le date ancora da definire. Ora siamo felici di poter presentare la giornata di formazione proposta da Daniele Corsi dal titolo “L’ASINO – Etologia e soggettività”. Un incontro che ci aiuterà a guardare il mondo asinino con nuova consapevolezza e maturità, preceduto da una giornata di presentazione durante la quale sarà proiettato uno specialissimo docufilm in anteprima. Entriamo oggi nel vivo chiedendo direttamente a Daniele di spiegarci il suo progetto.
Nel proporre la giornata formativa di aprile scrivi: “Questo evento è dedicato a chi vuole conoscere l’asino al di là dei recinti, dei pregiudizi di specie e delle linee guida”: ci spieghi qualcosa di più? In particolare cosa vuol dire per te spostare l’attenzione oltre le linee guida? Tutti i corsi di formazione oggi pubblicizzano il contrario…
Visto che sei entrata subito “a gamba tesa” cominciamo da “oltre le linee guida”. So bene che può sembrare una provocazione soprattutto laddove, come tu dici, molte realtà ultimamente fanno davvero i salti mortali per ottenere i crediti necessari per fornire una formazione in linea con gli standard imposti ed essere abilitati, in sostanza, a consegnare un attestato. Questo non può che essere positivo. Il fatto di avere degli standard da rispettare, intendo. Ma per quanto mi riguarda non ci si può fermare ai “requisiti minimi”, soprattutto se si vogliono coinvolgere nelle proprie attività vite altrui, siano esse di bipedi o di quadrupedi. L’attestato in sé ha poco valore, se non lo si considera un punto di partenza. Io non voglio distogliere l’attenzione dalle linee guida, ma invito chiunque abbia intrapreso la via delle AAA, IAA e compagnia bella ad andare oltre. Oltre nello studio, nell’approfondimento, nella conoscenza e nella pratica.
E poi c’è sempre chi è interessato all’asino e basta e non glie ne importa un fico secco delle sigle.
E che mi dici di “Al di là dei recinti”? Che cosa intendi?
Perché fuori dai recinti c’è “l’originale”. Non che i nostri asini domestici siano una “copia” ma spesso, purtroppo, agiamo nei loro confronti come se lo fossero. È molto facile calpestare, anche senza volerlo, certe loro necessità indispensabili e quelle esigenze di specie che saltano subito all’occhio osservando un branco di asini selvatici nel loro ambiente evolutivo. Per questo sono andato a cercare gli asini fuori dai recinti.
Quale parte ha avuto il tuo viaggio in India, dove sei stato a stretto contatto con gli emioni, nel darti una nuova consapevolezza del nostro stare con l’asino? Cos’è successo, lì?
Il viaggio in India è stato illuminante, oltre che un’esperienza nuova e particolare. Trovarsi venti giorni immersi nel territorio degli emioni selvatici, nascosto sotto ad un cespuglio a spiare un’intera società che da sempre vive in equilibrio con il deserto, le sue risorse, gli altri animali e le piante, con le stagioni, i predatori e gli elementi naturali, ti apre davvero ad una consapevolezza più ampia. Io non sono un etologo e dunque sono andato per osservare tutto quanto mi capitasse davanti agli occhi, senza particolari obiettivi o prove scientifiche da confutare. Ma come l’abbaglio di una luce lascia per un po’ i tuoi occhi incapaci di vedere, così solo una volta tornato a casa, riguardando le numerose foto e video, ho cominciato a mettere insieme i pezzi ed è lì che l’esperienza appena vissuta ha dato i suoi frutti in termini di nuove conoscenze acquisite. È stato davvero incredibile scontrarsi con la logica di certe soluzioni totalmente naturali a problemi e criticità che tra i nostri asini domestici sono all’ordine del giorno. Ciò che ho scoperto in India è appunto argomento della giornata che propongo il 4 aprile.
E come invece è maturato, si è evoluto il tuo pensiero attraverso il rapporto con gli asini di cui ti prendi cura?
Che dire, sono partito con un vagone di dubbi e me ne sono tornato a casa con un treno intero. All’inizio sono rimasto piuttosto sconvolto. Per quanta terra potessi dare ai “miei” asini, mi dicevo, non sarà mai abbastanza e per quanta compagnia intra specifica possa garantire loro non mi avvicinerò mai alla ricchezza di interazioni sociali che avevo apprezzato nel deserto in India. Nulla mi pareva più all’altezza e devo dire che, ahimè, rimango della stessa idea. Ma questa sconvolgente presa di coscienza mi ha permesso di ripartire in un rapporto nuovo con i miei amici asini. Se le cose stavano così, allora c’era da impegnarsi al massimo per restituire quanto più possibile una dignità alle loro vite. Con le immagini degli emioni indiani impresse nella mente ho cercato (e cerco) di ricreare nel loro recinto degli stimoli che possano indurli ad esprimere comportamenti specie specifici, come se fossero in libertà. Ovviamente in libertà non sono e il posto in cui vivono potrebbe essere mille volte migliore, ma li vedo sereni. Speriamo, in maniera piuttosto ipocrita, non scoprano mai come se la passano i loro cugini selvatici.
Noi stessi, su Asiniùs, abbiamo parlato, riferendoci a questa giornata di aprile, come “Primavera” degli asini, naturalmente in riferimento ad un pensiero nuovo, forse addirittura rivoluzionario. Vuoi spiegare tu perché questa giornata rappresenterà una profonda novità, una svolta?
Aiuto, se queste sono le aspettative c’è bisogno di prepararla per bene!
La novità, tecnicamente parlando, potrebbe essere proprio nell’esposizione di materiale completamente inedito. Le foto e i video che ho riportato dal deserto del Gujarat descrivono la ricca vita degli emioni e le loro complesse dinamiche sociali più di quanto sino ad ora abbia mai trovato di scritto sui libri. Non che ci voglia molto, me ne rendo conto, visto che di scritto sugli asini c’è ben poco. Ecco, forse a primavera dovremmo riaccendere la volontà di capire l’asino domestico per l’animale che realmente è. E questo possiamo farlo solo scandagliando ogni singolo passaggio della sua evoluzione, apprezzando la nascita di alcune peculiarità di specie attraverso la costruzione genetica del suo attuale stile di vita, per poi analizzare le dinamiche che indirizzano la storia del singolo all’interno dei branchi, plasmandone la propria individualità e dunque la propria ricchezza, che è poi quella che dovremmo custodire e proteggere e non seppellire nei nostri recinti. Questo ci porta inevitabilmente ad un punto di comprensione dell’animale, più che delle nostre comodità umane nei suoi confronti. Saremo disposti, una volta arrivati a quel punto, a cedere il passo? La svolta, penso, la compiamo noi con le nostre scelte. La giornata de “L’Asino” vuole essere uno stimolo ad accogliere quella consapevolezza che, ne sono certo, è latente in noi e che attende solo di sbocciare nuovamente come ogni cosa, appunto, in primavera.
Proponi un incontro di formazione in aula. Ne seguiranno altri?
Direi intanto di vedere come va questo del 4 aprile, anche se la vastità degli argomenti e l’idea di poterli affrontare senza orari o condizionamenti mi fanno essere quasi certo che seguiranno altri incontri. Considero questa prima giornata come la puntata zero di almeno altri quattro, cinque eventi legati all’asino. Mi ha sempre dato fastidio l’atteggiamento di chi ti mette sul piatto una situazione, magari maturata e ben ponderata al punto da mettere in discussione un paradigma, senza poi fornire uno spunto da cui partire per costruirne uno nuovo. È ovvio, in questo caso, che nessuno di noi ha a disposizione un deserto con clima indiano in cui ospitare i “nostri” asini. Dunque, oltre all’argomento de “L’Asino – etologia e soggettività”, ci sarà da costruire un buon compromesso parlando ancora di relazione e comunicazione inter specifica, per poter convivere serenamente in ambiente domestico, di gestione e alimentazione, di preparazione (dell’umano) all’educazione (dell’asino) per non trovarsi in difficoltà di fronte alle inevitabili esperienze legate ad una vita in cattività, di zoccoli e della loro “manutenzione”, etc, etc. Ogni argomento sarà indispensabile per ben comprendere quello che verrà presentato successivamente e dunque trovo queste prime ore in aula quantomeno rispettose e dovute agli asini, prima di entrare nei loro recinti e di immergerci nella pratica o nel dettaglio di certe tecniche.
Per il momento posso anticiparti che il primo febbraio 2020 la Bellotta aprirà gratuitamente le porte della sua sala e dei suoi recinti per un pomeriggio in cui non solo potremo parlare di cosa aspettarsi dall’evento di aprile, ma verrà proiettato in anteprima “ASINI IN TESTA – Viaggio nell’Italia dalle lunghe orecchie”, un docufilm realizzato dalla mia amica Eleonora Marino, un po’ reportage di un lavoro strambo come quello del pareggiasinaro e un po’ (un po’ tanto) tributo a questo splendido animale che è l’asino, raccontato da alcune interviste ad asinari come voi e come me, chi più chi meno.
Gli appuntamenti:
1 febbraio 2020 – La Bellotta, via Vecchia Ticino 35 –Oleggio (Novara): presentazione giornata formativa e proiezione del docufilm “ASINI IN TESTA – Viaggio nell’Italia dalle lunghe orecchie”
4 aprile 2020 – La Bellotta, via Vecchia Ticino 35 –Oleggio (Novara): “L’ASINO – Etologia e soggettività”.
Per informazioni scrivere a Daniele Corsi – ragliorancho@yahoo.com