LA LAMINITE: QUESTIONE DI GRADI – breve digressione tecnica (Quinta puntata, appendice della terza, dimenticando che abbiamo già oltrepassato la quarta)

Merychippus

Ed ecco Daniele Corsi, a fine Pareggiotour, tornare a noi, con una bella storia che ci porta un po’ indietro negli anni… diciamo tra 23 e 5 milioni di anni fa… Eppure è proprio da lì che dobbiamo partire per capire il rapporto tra alimentazione e infezione delle lamine. E più in generale conoscere il funzionamento dell’apparato digerente dell’asino.

 

E nell’attesa di questa quinta puntata maggio è passato e anche giugno. Per alcuni dei vostri asini, quelli dal metabolismo più sensibile, non è stato un periodo facile. Qualcuno ha ricominciato a zoppicare, qualcun altro vi ha fatto davvero preoccupare. Ora la situazione pare migliorata senza apparente motivo. Perché? E perché sempre in questo periodo? Semplice, basta chiedere a Merychippus!

Merychippus visse nel lontano Miocene. Filogeneticamente parlando è la prima specie tra gli antichi equidi che compie una scelta ben precisa nell’abbandonare la foresta, che i suoi predecessori abitavano ormai da una quarantina di milioni di anni, per abitare i recenti spazi aperti, pieni di nuove risorse (e anche di predatori!). Da allora Merychippus comincia ad alimentarsi con le graminacee, piante ad altissimo contenuto di fibre e bassissimo contenuto di amidi e per i successivi 15 milioni di anni, fino ai giorni nostri, il suo apparato digerente si evolve e specializza per processare una sola cosa: la cellulosa.

Nella cellulosa contenuta nelle piante oggi l’asino trova tutto ciò di cui ha bisogno. L’asino selvatico (che deve sempre essere il nostro riferimento) bruca e cammina, strappa ciuffi di piante dure e fibrose, le mastica e forma un bolo di saliva che già comincia a scindere alcune sostanze. Poi passa il cibo, ora ”predigerito”, in uno stomaco che è relativamente piccolo in rapporto alle dimensioni dell’animale. Quando questo stomaco è pieno per due terzi, per farla breve, svuota il suo contenuto dentro una sorta di sacca di fermentazione. Lì ci saranno i giusti batteri a terminare il lavoro di digestione avviato nella maniera corretta grazie ad una modalità di ingestione del cibo piuttosto lenta.

Ora accade che i nostri verdi pascoli non somiglino molto ai pascoli fibrosi in cui si è evoluto l’asino. Soprattutto a primavera, quando le giornate di luce aumentano, le piante si caricano di zuccheri che non riescono ad utilizzare per la crescita durante la notte, perché le temperature sono ancora basse e le piante vanno in stress. Il risultato è un pascolo troppo ricco e pieno di zuccheri, più che di cellulosa. Ed ecco il motivo per cui i nostri poveri asini laminitici cronici subiscono sistematiche ricadute sempre in questo periodo.

Non solo, la storiella di Merychippus e dell’apparato digerente dovrebbe farci capire che spesso, ancor più che la quantità esagerata di cibo che mettiamo a disposizione dei nostri asini, è sbagliato ciò che diamo loro. Prendiamo ad esempio granaglie o pastoni che spesso vengono somministrati come integrazione. Questo tipo di cibo non viene neanche masticato e dunque viene ingerito troppo velocemente senza neanche la pre digestione per mezzo della saliva. Lo stomaco si riempie altrettanto velocemente e svuota nella sacca di fermentazione il cibo così come è uscito dalla confezione. Il risultato è che quei poveri batteri che attendevano la cellulosa a braccia aperte si troveranno a dover gestire una situazione sconosciuta, ma non ce la faranno. Si formerà una nuova flora batterica che andrà in conflitto con quella esistente, moriranno dei batteri, si creeranno ulcere nello stomaco, partirà un’infezione che andrà ad intaccare le lamine e la laminite esploderà come i fuochi d’artificio sul Tevere la notte di Santi Pietro e Paolo!

Bene, anche in questa puntata mi sono scordato di ciò di cui, avevo promesso, avrei parlato. Ma in fondo che importa… La via dell’asino è bella perché è così, che non si sa mai dove ti porta!