ED ECCO A VOI LA REDAZIONE!

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La redazione stabile di Asiniùs vanta i nomi di quattro grandi professionisti, già noti a molti di coloro che da tempo bazzicano il mondo asinino: Lorena Lelli, Massimo Montanari, Gloria Quagliotto e Astrid Morganne. Si presentano ora a tutti i lettori, uno alla volta, ognuno a modo suo ma tutti con parole intense e cariche di significato.

A loro si aggiungono collaboratori occasionali di diversa formazione ma legati da interesse per l’asino, fosse anche solo scoperto in un dipinto, una sonata, un pensiero rubato al passante.

Ecco quanto ci racconta oggi Massimo Montanari:


La casa di Guido. Incontri in cammino

La casa di Guido immersa nel colore assiduo che l’Appennino sa dare nelle sue tonalità primaverili è un luogo dove o passi per forza di cose o devi aggirare il monte.

Un sentiero obbligato è la strada migliore per incontri giocoforza.

Chi cammina sa che le persone che abitano il territorio sono sentinelle, alberi  a modo loro. Rami virtuosi che si allungano nelle crepe della terra e nello spazio di cielo che le nubi sanno aprire tra i venti che spettinano i faggi.

Mani da contadino, rugose come querce, mani sincere che quando le stringi senti il sangue che batte.

Occhi che guardano sinceri, e schietti come il vino che ti offre quando passi da casa sua.

Guido accoglie, allarga le braccia come una porta che si apre, ti invita senza inchini. Un invito denso come il fondo della bottiglia.

Gente che abita tra natura e silenzio parla anche senza dire niente, cammina anche stando fermo.

 

Chi cammina a piedi sa che trova accoglienza perché a piedi c’è sempre un abbraccio o una pacca sulla spalla. Il camminatore è badile e rastrello, sta lì in mezzo agli attrezzi come fosse un vischio attorno ai noduli della Farnia e quando arriva nel cortile l’aia si apre a festa e un saluto diventa un’ora di parole,  una vita di scambi e sospiri, un mondo che scava nell’animo di due persone  che si incontrano nel mezzo della via maestra.

Il viandante ha in sé un biglietto da portare come un messaggio andante, una bottiglia camminante.

Chi ospita lascia un lascito in versi,  chi passa lo porta nella valle dopo.

E’ un intercedere nelle lingue diverse di un rapportarsi arcaico ma profondo e arcigno come aceto, aspro ma concreto  come la Parietaria che cresce sui sassi dei muri a secco.

Non è stato casuale incontrare un asino dietro al Carpino tra foglie ancora in odor di gemma che le ultime brinate lasciavano intravedere ancora intirizzite.

Gli asini di Guido erano presenza e sostanza dietro cespugli amici di nascondigli sicuri.

Due femmine occhi vispi e orecchie attente al nuovo che avanza, allo straniero che viene come fratello e sembra invada in qualche modo quegli spazi che sono intimi e difesi da quotidiani passi di attenta osservazione e orecchie diritte che fanno da antenna a sconosciuti e arrivi improvvisi.

Quando questi incontri avvengono il mantello dell’innamoramento avvolge sempre  l’umana figura che rigida e vestale rimane a vedere la bellezza fiera di un viso che senza parole sa dire molto.

L’asino parla a modo suo con sguardi all’altezza di un impettito occhio sfidante. Mai chino né domo. Lo sguardo di quegli asini  ha tracciato in quel momento un segno evidente di un futuro che sarebbe dovuto in un qualche modo arrivare.

E’ stato lì in quell’attimo di sguardi fugaci, di un amore scoccato tra ginestre e nocciole in gemma che io  brigante dallo zaino vuoto e scarponi invadenti ho finito per arrendermi alla  bellezza di una libertà fattasi animale.

Sono tornato a casa di Guido, la sua porta di casa sempre aperta, le sue braccia accoglienti ancora, un invito di fraterna amicizia.

Ma io non ero in quel luogo per un abbraccio umano.

Ero tornato per quegli  occhi, per quella fierezza e quel modo di sfidare la vita a passo pari invidiabile per me.

Ho cercato abbracci diversi, occhi più profondi, gambe che camminassero in modo intenso e sapessero portarmi nei sentieri che volevo percorrere ma non ne ero capace senza un compagno di vita che mi potesse aiutare nelle ansimazioni quotidiane.

Quel giorno lontano nel tempo e nella vita è iniziata anche questa storia di Asiniùs perché i sentieri della vita sono collegati, le trame di un itinere errante portano all’inizio nel cerchio senza fine degli orizzonti delle emozioni.

Scrivo oggi questo articolo, poche righe che fanno vent’anni di abbracci e emozioni con un muso d’asino appoggiato alla spalla perché quando mi chiedono come è stato il mio incontro con gli asini, la spiegazione sta nei passi semplici e lenti che nella vita ci fanno andare lontano.

L’asino lo sapeva; nella mia vita ci doveva arrivare.

Perché la vita è avventura, vagabonda e raminga e libera. Come l’asino.

Benvenuti in questo luogo che sia per voi cammino e conoscenza, passi e ripassi di un asino che è in noi.