IN PALIO LA VITA. Una corsa contro natura

 

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Con una malcelata excusatio non petita spesso i palii con utilizzo di equini sono annunciati con l’urgenza di sostenere che si condurranno “nel totale rispetto dell’animale”. Eppure sono noti i danni che queste manifestazioni procurano; non solo agli animali (non infrequenti i viaggi in pronto soccorso per i fantini) ma è di loro che ci occupiamo qui, naturalmente pensando innanzitutto agli asini. Ultimo atto la contestata azione di un fantino al palio di Alba dello scorso 2 ottobre, che con ogni mezzo – un animale buttato contro l’altro, mani addosso all’asino dell’avversario – cerca e ottiene la vittoria. Peccato che la contestazione si riferisse alla scorrettezza “sportiva” e non al maltrattamento degli animali.

Abbiamo intervistato Nadia Zurlo, responsabile area equidi della LAV:


Abbiamo un dato su quanti palii con asini si tengono in Italia?

Non esiste un censimento delle manifestazioni storiche con asini in Italia, ma sono centinaia.


Come sono trattati gli animali e quando, per la legge, si inizia a parlare di maltrattamento?

A differenza dei palii con cavalli, gli asini utilizzati in questi “spettacoli” provengono spesso da allevamenti o aziende agricole che li affittano all’uopo. Parliamo dunque di asini che, senza alcun tipo di preparazione, vengono tolti dal loro ambiente, trasportati, tenuti in piccoli recinti in attesa di correre, e poi montati da fantini improvvisati, a volte troppo alti e pesanti in proporzione alla mole dell’animale. Gli asini che oppongono resistenza, impuntandosi lungo il percorso, vengono stimolati a volte con veri e propri atti brutali, come la torsione della coda o delle orecchie, e colpi sui fianchi. Solo se c’è il sospetto che tra il pubblico siano presenti attivisti animalisti, si desiste dall’esercitare eccessiva pressione sui malcapitati animali. Ad ogni buon conto, anche senza l’uso di mezzi coercitivi e violenti, la corsa in sé, i rumori forti e la folla urlante, sono elementi particolarmente stressanti.

Il maltrattamento è disciplinato dall’art. 544 ter del codice penale, che punisce con la reclusione o con una multa chiunque che, per crudeltà o senza necessità, cagioni una lesione ad un animale, ovvero lo sottoponga a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Ben si potrebbe attagliare questa definizione a qualsiasi disciplina equestre o asinina, mancando peraltro la condizione della necessità, ma purtroppo, tali ambiti di sfruttamento degli equidi difficilmente rientrano nella casistica del maltrattamento, nonostante l’assenza di una legge specifica che quantomeno fissi alcuni parametri, oltre i quali si potrebbe configurare il maltrattamento. I palii non rientrano nelle discipline sportive, sono una terra di nessuno dove è stato possibile fare qualsiasi cosa, compreso far correre gli animali sull’asfalto, con tutti i rischi connessi. Dal 2009 è in vigore un’Ordinanza del Ministero della Salute che stabilisce un preciso iter autorizzativo e fissa alcune minime misure di sicurezza per gli equidi, i fantini e il pubblico. Lo strumento non è adeguato ed è facilmente aggirabile.


Qual è l’opinione della LAV su questi limiti di legge?

Noi non siamo per la regolamentazione delle attività di sfruttamento degli animali, ma per la loro totale abolizione. Nessun animale sceglierebbe volontariamente di partecipare ad una corsa, e anche se non maltrattato nel senso più convenzionale del termine, inteso come percosse o atti violenti, c’è un maltrattamento molto più insidioso al quale bisogna porre attenzione, ed è quello della prevaricazione e dello sfruttamento.


Cosa fa la LAV per proteggere gli animali dai palii? Cosa le è consentito fare viste le leggi vigenti?

Innanzi tutto mi preme sottolineare che queste manifestazioni esistono perché c’è gente che vi assiste. Chi vive in un paese o in una città di palio, grande o piccolo che sia, con cavalli o con asini, ne ha una visione positiva, anche per il contesto di festa alla quale tutti partecipano. È un momento di aggregazione che però nega diritti fondamentali agli altri animali, che in quest’ottica diventano meri strumenti di piacere e di divertimento. Credo molto nella sensibilizzazione e nel cambiamento culturale, un processo certamente lungo, ma l’unico risolutivo. Naturalmente, in tutti i casi in cui è possibile contrastare sotto il profilo legale i palii, ad esempio perché siamo a conoscenza che la manifestazione sta per essere organizzata in violazione dell’Ordinanza, diffidiamo il Comune, riuscendo in alcuni casi anche ad ottenere l’annullamento del palio. Grazie agli attivisti delle sedi monitoriamo le corse, raccogliendo prove di eventuali atti di maltrattamento che ci servono per sporgere denuncia. Come dicevamo prima, gli appigli non sono molti, ma cerchiamo di ostacolare in ogni modo l’organizzazione delle corse.


Al vostro centro di recupero per cavalli maltrattati Serenity Horse vivono anche asini? Quanti? E sono adottabili?

Dal 30 di settembre i nostri equidi non vivono più a Serenity Horse, ma in una struttura in gestione naturale nella provincia di Reggio Emilia. Al momento ci sono anche due asinelle in attesa di adozione, si chiamano Berta e Bertina.


Cosa risponde a chi difende i palii ritenendoli un appuntamento prezioso per mantenere le tradizioni?

Non possono esistere tradizioni che vanno a danno di altri esseri viventi. E così come sono stati aboliti i giochi dei gladiatori nell’antica Roma, un giorno scompariranno anche i palii e tutte le forme di intrattenimento con gli animali non umani, in linea con una società sempre più sensibile e attenta ai diritti di chi divide il pianeta con noi.